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Informare e informarsi

16 Agosto 2021

Prendo spunto da una vicenda di cronaca delle settimane passate. Blitz dei carabinieri nella villa Lattanzi di Porto Sant’Elpidio, che è disabitata, dove dormivano delinquenti. Leggendo l’articolo tutto è chiaro, ma c’è chi ha abbinato quel luogo al resort a 5 Stelle di Torre di Palme, uno dei gioielli della famiglia Beleggia.

Possibile solo pensarlo? A quanto pare sì, perché tra post sui social, lettura dei titoli e non degli articoli, ci vuole un attimo confondere le idee, magari creando anche danni indiretti a chi lavora ogni giorno. E questo pur facendo bene il lavoro di giornalisti.

Questo è d’insegnamento in primis per il lettore, che è sempre più bombardato di comunicazione e non riesce a districarsi in questo mondo in cerca dell’informazione. Il web, tra le tante meraviglie, ha prodotto una serie di storture. In primis ci sono i blog, quelle realtà un tempo senza regole, nate per dare libero sfogo al pensiero di chiunque, che oggi si ergono a portatori di informazione e che per questo stanno entrando nelle casistiche penali, con condanne per diffamazione.

Quale differenza da una testata giornalistica? Appare banale, ma un giornale deve essere registrato in tribunale e questo poi comporta una serie di obblighi e il rispetto di norme e deontologia. Cosa che un blog non ha. Ma quando viene postato su internet, se uno si limita al dominio, furbescamente vengono usate le parole news, today, info che attirano il lettore meno attento, la differenza non si nota.

In edicola, se non si è registrati in tribunale, non si arriva, saremmo alla stampa clandestina. Online, invece, regna una deregulation dannosa e pericolosa. A cui si aggiunge, ormai da tempo, l’abitudine della politica a bypassare i giornalisti, e quindi quel medium che dovrebbe valutare e approfondire i contenuti per renderli notizie, preferendo una comunicazione diretta con le persone. Che però non possono mai dimenticare che chi parla è sempre una parte, senza contraddittorio che così illude il cittadino di volerlo informare e che invece finisce, spesso ma non sempre, per volerlo indirizzare.

Conclusione. Informare è un dovere del giornalista che possibilmente deve farlo nel modo più completo, e magari oggettivo, possibile. Informarsi, invece, è una prerogativa delle persone, che devono andare oltre il singolo post sui social, che devono approfondire, cominciando dal leggere in fondo alla home page dei siti dove navigano, cercando il numero di registrazione in tribunale, evitando di perdere tempo tra le elucubrazioni della rete.

E poi, se non bastasse, non limitandosi a una testata giornalistica sola, per quando autorevole. Allargare la mente si può, come deve il giornalista verificare ogni fonte prima di scrivere, valutando ogni singola parola, riducendo gli aggettivi, dimenticando gli avverbi mentre insegue la verità.

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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