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Eva, l'eroina della notte in cui morì Beni: 100 anni da simbolo del dono e dell'Avis

1 Febbraio 2020

PORTO SAN GIORGIO – In tanti dentro la sala consiliare di Porto San Giorgio con l’Avis comunale. ‘Eva Zamponi compie cento anni, ma non è questo il motivo della festa cui purtroppo non ha potuto prendere parte la protagonista, bloccata da qualche acciacco tipico dell’età a casa della nipote a Civita Castellana. Lei, sangiorgese doc, dopo la morte della figlia si è trasferita. “È stata una presenza importante per la nostra città. Ha dato sostanza all’Avis cittadino e vorrei fosse monito ed esempio per i giovani. Sono troppo distratti dai valori fondamentali che Eva ha incarnato” sottolinea il sindaco Nicola Loira, affiancato dal presidente del consiglio Catalini, che per il compleanno le ha inviato una lettera e una targa come riconoscimento del suo impegno.

Perché Eva non è stata una donatrice come le altre. Lei è un pezzo di storia, un vero modello. E lo spiega bene il presidente dell’Avis, Sandro Santanafessa: “Parlare di Eva è parlare di famiglia, altruismo e dono. Questo ha tramandato nel corso degli anni a tutta Porto San Giorgio. Non festeggiamo solo Eva, ma il dono nell’era dei social e dell’individualismo in cui non si pensa a chi ha bisogno e lotta per sopravvivere. Il sogno di rimanere in vita è il sogno di tutti e quindi ogni cittadino deve avere questo compito”.

Cosa ha reso speciale Eva? Tanti momenti, ma uno su tutti l’ha resa ‘mitica’. Anno 1977, sparatoria in città. Resta a terra, senza vita, l’appuntato dei carabinieri Alfredo beni. Ma ce ne sono altri feriti. Serve sangue, serve subito. “Non ‘c’era l’emoteca, non bastava una telefonata per trovare il sangue giusto. i donatori andavano chiamati e trovati” prosegue Santanafessa. E qui entra in gioco Eva Zamponi: “Prese la sua macchina, è stata una delle prima donne con patente delle Marche, e iniziò a girare per la città. Bussava alle porte, chiedeva e convinceva le persone di andare in ospedale a donare. E al tempo la trasfusione era braccio braccio”. E così ha trovato il sangue necessario a salvare i carabinieri feriti, uno di loro insignito con la medaglia d’oro al valore, il generale Aiosa, la ricorda sempre nelle sue parole. Questa era Eva, ma di casi da raccontare ce ne sarebbero tanti.

“Una donna che non ha pensato solo ai suoi figli. e noi cerchiamo di proseguire questa strada” concludono i volontari Avis mandando un grande grazie alla donna partita da Piane di Falerone e diventata il simbolo del dono, dell’aiuto disinteressato agli altri.

@raffaelevitali

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