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Distretto del cappello: "Il lusso ci salva, ma servono banda larga e reti d'impresa"

17 Gennaio 2020

MONTAPPONE - Gli imprenditori del cappello, che tranne poche eccezioni guidano aziende tra 5 e 15 dipendenti, devono affrontare numerose sfide, tra cui quella del web. “È facile comprare online un cappello dall’altra parte del pianeta, però a noi viene riconosciuta la peculiarità della produzione. Inutile negare che per molte aziende la sopravvivenza è legata al lavorare per alcuni brand del lusso. Siamo stati bravi a intercettarli in anticipo, quello che sta provando a fare anche il mondo della calzatura, ma non possiamo accontentarci. Molti piccoli produttori stanno sul mercato con il proprio marchio, ma hanno bisogno di aiuto”.

Il 2020 del distretto del cappello, che ha in Montappone e Massa Fermana il cuore pulsante, “sarà un anno di resistenza”. Il presidente della sezione cappelli di Confindustria Centro Adriatico, Francesco Girolami, fa il punto. “Ci sono alcune aziende che corrono, ma la maggior parte ha subito una flessione a livello di ordinativi e in particolare dall’estero. Il Giappone, che da sempre è il mercato di riferimento, ha ridotto le commesse. Si parla sempre di calzature, pensando che il cappello viva in un’isola felice. Purtroppo le nostre aziende hanno difficoltà economiche ma, lo ribadisco, resistono. Il motore è sempre uno, l’artigianalità abbinata alla qualità del prodotto”.

La speranza di Girolami è che il 2020 porti a una svolta anche a livello infrastrutturale: “La nostra viabilità è complessa. Ma non è mai stato il problema principale. Non chiediamo un’autostrada. A noi servono le strade che portano all’estero, i bandi regionali e gli aiuti della Camera di Commercio non possono bastare. Per vendere i prodotti nel mondo bisogna essere forti e avere gli strumenti necessari per captare i mercati, su tutti internet, ma non abbiamo neppure la banda larga".

Una volta ottenuta la base, potremo costruire la casa, magari una piattaforma digitale comune per il distretto, qualcosa che dia anche ai piccoli la visibilità che meritano sul mercato mondiale per resistere al protezionismo americano e giapponese, continuare a investire in Gran Bretagna anche dopo la Brexit e trovare alternative ai grandi negozi multimarca in crisi in tutta Europa”.

Il quadro economico è complesso: “Soffrono i grandi magazzini e se le fiere portano nuovi clienti purtroppo a livello globale cresce anche la brutta abitudine di pagare in ritardo o peggio, non pagare affatto a causa della crisi. Lo sappiamo che il web potrebbe essere una strada, ma il mercato online è molto complesso. Le grandi aziende creano strutture interne, le piccole si appoggiano alle piattaforme. Ma come gestire una logistica per il web? Se un imprenditore ha meno di 10 dipendenti non può distogliere risorse umane per stare 12 ore sull’e-commerce, e inserirne di nuove è davvero troppo oneroso”.

L’area di crisi è un’occasione. “Ne facciamo parte, il 2020 è l’occasione da non perdere. Creare una vera filiera è la strada maestra. Percorso complesso, serve anche il salto culturale delle nostre aziende che devono sentirsi pronte ad associarsi”.

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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