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Covid, un anno dopo...tra media e vaccini

21 Marzo 2021

Non è tutto uguale. Questo va chiarito subito. Mandare messaggi sbagliati è il primo errore. Un anno fa il lockdown era vero. Chiuse le fabbriche, gente obbligata a stare in casa, lunghe code nei pochi esercizi aperti, ma soprattutto nessuna visione di futuro. Perché, semplicemente, il mondo era impotente. Si sperimentavano cocktail di farmaci, si improvvisava, ma soprattutto si interveniva tardi, quando le condizioni di molti erano compromesse e non c’erano alternative alla terapia intensiva.

Un anno dopo sappiamo che il Covid 19 si può fermare e il sistema sanitario si è organizzato. Non è un dettaglio, è IL dato essenziale.

Oggi abbiamo i vaccini, tanti e diversi. Vaccini che sono l’unica via di uscita, vaccini che in maniera impropria abbiamo tutti contribuito a delegittimare. Non capendo, ancora una volta, che la questione mediatica è importante quanto quella sanitaria.

Non siamo più nell’800, le persone si fanno domande, indagano, cercano conferme, ma soprattutto hanno bisogno di fidarsi e capire. O quantomeno, necessitano di rassicurazioni. Chi le dà? Il ruolo dei media è centrale, come quello dei Governi, che si muovono in maniera unitaria per comprare i vaccini ma poi raccontano realtà diverse.

La verità, invece, è solo una: con il vaccino si torna a vivere. Lo insegna Israele, lo stanno dimostrando americani e inglesi, lo definirà a breve l’Europa con il passaporto vaccinale. Non è più tempo per chi non crede nella scienza e nei suoi progressi. A parlare siano i numeri. La cronaca vive anche di singoli casi, ma poi ogni notizia va parametrata.

Qui sta la bravura del giornalista, che non deve nascondere le notizie, ma deve contestualizzarla e spiegarla, senza mai arrivare in anticipo a conclusioni affrettate, ma facendo comprendere cosa significa incidenza e ricordando che il ‘bugiardino’ di ogni medicina è pieno di effetti collaterali, anche quello di una aspirina.

Il parametro del ‘costo – beneficio’ va spiegato senza mai dimenticare che si parla di vita umana. Ma quando il beneficio è infinitamente maggiore rispetto all’effetto collaterale non si può dimenticare di dirlo. Recuperare la credibilità dell’informazione, tornando al criterio di notiziabilità e finendola di tempestare le persone con storie singole spettacolarizzate.

La vita va avanti, soprattutto se intanto usiamo le mascherine coprendo naso e bocca. Tanti tempi oggi sono nell’ombra: le infrastrutture, il mondo, il sociale da ricostruire, il Next generation EU e non Recovery Plan, e il lessico fa differenza, e, soprattutto, la scuola da riaprire per non rovinare del tutto le giovani menti.

Ma di questo poco si parla, mi chiedo anche quanto si faccia nelle stanze istituzionali, meglio appiattirsi sulle immagini toccanti che provocano terrore e permettono di riempire spazi di informazione, soprattutto in tv che in fase di lockdown sono la vera ‘arma di convinzione’ di massa.

Abbiamo un futuro, si chiama vaccino. E qualunque sarà autorizzato - non dimentichiamo che Astrazeneca è l’unico europeo in un mondo dominato anche mediaticamente da case farmaceutiche americane - va preso il prima possibile. A meno che ognuno di noi non sia diventato un esperto di Rna messaggero e allora non ci sarà comunicazione che tenga.

Raffaele Vitali, direttore www.laprovinciadifermo.com - @raffaelevitali

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