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"Cosa significa essere parte della Sutor? Amore e passione". Melchiorri lascia il Cda, non i colori gialloblù

26 Giugno 2020

E' stato uno dei promotori del consorzio che ha riportato in campo la storica squadra di Montegranaro, oggi fa un passo indietro: ecco perché.

*Mille giorni, tre anni della mia vita. Un amore intenso che ho vissuto ogni ora, senza mai far mancare supporto, impegno, serietà: ecco la mia esperienza nella Sutor Basket. Una esperienza che si è chiusa il 21 maggio, quando ho rassegnato le mie dimissioni da ogni carica societaria, rimanendo fino a oggi operativo per rispondere a tutte le scadenze federali e contrattuali.

Motivi personali che mi hanno spinto a un passo indietro dopo essere stato certo che i conti fossero in ordine, che il futuro della società fosse solido. Del resto, quando tre anni fa, insieme con un gruppo di amici sognatori, ci siamo avventurati nel mondo della pallacanestro, avevamo un obiettivo preciso: riportare la Sutor dove merita di stare, tra le migliori società italiane.

Per Montegranaro la Sutor non è una cosa come le altre. Quando presi parola nella Sala Francescani, durante l’assemblea che ci ha convinto a impegnarci, dissi qualcosa tanto semplice quanto vera: ‘Montegranaro si basa su tre S: San Serafino, Scarpe e Sutor’.

Solo che questi mille giorni sono stati davvero intensi: impegni, riunioni, confronti, scelte, decisioni e tante notti passate in bianco. Perché che si vincesse o perdesse, nessuna giornata era mai uguale a un’altra, troppa l’adrenalina dietro ogni canestro. Che per la Sutor ha significato promozioni in serie, in modo anche inaspettato.

Ma è la prova che il progetto pensato e costruito era serio e solido. Anzi è serio e solido, tanto che pur rinunciando a ruoli dirigenziali resterò a fianco della società con l’azienda di famiglia, come sponsor e sostenitori di una squadra che ho contribuito a far rinascere.

Sutor è un nome speciale per Montegranaro e per tutto il territorio. Per questo mi auguro che torni quanto prima a unire tutta la città e, grazie ai giovani, tutto il territorio. In questi tre anni abbiamo valorizzato il capitale umano locale, dall’allenatore a diversi giocatori passando per i dirigenti. Abbiamo lavorato per allargare la società, coinvolgendo imprenditori e cittadini cresciuti con il colore gialloblù davanti agli occhi. È nato così un gruppo fatto di amici, capaci e competenti, che ha saputo centrare ogni obiettivo che si era dato.

Resta nel mio cuore un’esperienza indimenticabile, faticosa ma che mi ha fatto sentire ancora più vicina Montegranaro. Andandomene, senza sbattere la porta, ma salutando col sorriso, sono tanti i grazie da dire: il primo è alla ‘Triade’, perché tutto è partito tre anni fa dopo un incontro con loro, che hanno creduto nel nostro visionario progetto del Consorzio ComingBack. Ringrazio Molly Pizzuti, la presidente che ha saputo essere il collante di un direttivo eterogeneo ma legato dall’amore per il basket. E poi il grazie va al CDA e ai soci, ogni anno cresciuti e che sono certo non faranno mancare il sostegno anche in futuro, allo staff tecnico e a quello amministrativo, con cui ogni giorno ho lavorato per far sì che i conti fossero in ordine e che nel sistema basket la Sutor tornasse a essere una società modello, come in passato.

Un ringraziamento particolare lo rivolgo agli sponsor che ci hanno sostenuto e hanno contribuito alla realizzazione di questo sogno.

Infine, i tifosi. Meriterebbero tante parole, ma la loro ‘samba’ mi risuonerà dentro per sempre. Sono l’anima di Montegranaro, l’energia che fa sembrare ogni impresa possibile. Ci hanno sostenuto e accompagnato in questi tre anni di successi. Vedete, Magic Johnson un insegnamento ce l’ha lasciato: “Tutti i ragazzi hanno bisogno di un piccolo aiuto, di una piccola speranza e di qualcuno che creda in loro”. Aver ridato a Montegranaro la Sutor magari è un piccolo aiuto, ma è un inizio per un futuro.

Grazie a tutti e forza Sutor, sempre.

Lucio Melchiorri

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