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Basket serie A. Pesaro sprofonda nella giornata no di Petrovic: dal Demetrio bocciato al Carlos dimenticato

17 Ottobre 2021

PESARO – Sconfitta dolorosa per la Vuelle Pesaro. Tortona scarta i panini e li riempie di buon prosciutto dop, quel Carpegna che non riesce a diventare il volano per un campionato sereno.

Male Pesaro, in tante cose. Anche se, su tutte, spicca la gestione del coach Aza Petrovic. Non deve essere facile per lui. Prima ha dovuto bocciare il play che aveva voluto, Pacheco, ora l’ala grande, Demetrio. Non mette piede in campo il secondo brasiliano che non verrà ricordato nella storia della Vuelle. “Non sta andando bene, parte in quintetto da due mesi. Preparando la sfida con Tortona, abbiamo preferito Drell (altro optional, ndr) e Zanotti. Per ragioni anche tattiche, quindi non è entrato. Ma la verità - sentenzia il coach - è che negli ultimi due mesi non ha convinto”.

In un mondo normale Petrovic sarebbe già stato ringraziato, per quanto fatto in passato, e con una stretta di mano mandato in tribuna con i suoi brasiliani. Ma Pesaro non si può permettere di cambiare tutto, dentro e fuori dal campo. Anche perché le scelte di Petrovic, alla fine, sono anche le scelte dei vertici, ovvero Costa e Cioppi. Quindi, prima di buttare una stagione, si proverà a tamponare ancora confidando sulla voglia di riscatto dell’amico coach.

Un 4 titolare deve arrivare per forza, con Drell arma tattica e la voglia di Zanotti non si va lontano. Anche perché, per rimediare al flop Pacheco la dirigenza ha pescato Larson. Un buon giocatore, dalle mani educate, ma che come prima opzione ha il canestro, non certo l’assist.

Il che significa che Jones, il pivot che bene aveva fatto con Trieste, a cui però mancava il pari ruolo titolare, è spesso fuori dai giochi. Non sempre si può passare la palla sopra il ferro e farlo schiacciare, serve quindi uno schema in più.

Aggiungiamo a questo, nella giornata no, la gestione di Delfino. “Sul -16 ho cambiato, con lui in panchina e siamo tornati a -3. Il che non significa che fosse colpa sua, ma è un dato”. Solo che poi, nel finale che era diventato quasi punto a punto, il capitano non è rientrato: “Capisco che Carlos volesse tornare in campo, ma era freddo e ho preferito non farlo entrare”. Purtroppo, verrebbe da dire, il senno di poi gli ha dato torto e anche i tifosi non l’hanno presa bene.

Si spiega così l’uscita dal campo tra i fischi per una squadra che sta mostrando troppi limiti e che, soprattutto, non può prendere 52 puti in venti minuti se vuole cambiare il corso a una stagione che era stata presentata in maniera molto diversa. “Il prossimo anno giochiamo in Europa” aveva promesso Petrovic alla sua presentazione. Ecco uno di quei casi in cui la comunicazione diventa un boomerang.

Il coach non si scompone, è convinto di avere la soluzione. Molto dipenderà dalla voglia dei giocatori: “Dobbiamo capire dove si sbaglia: palle vanganti e rimbalzi sono tutti degli avversari. Questo non va bene, poi diventa difficile”. Ancora di più se di fronte trovi tanti ex che ti fanno male, dalla difesa di Cain alla verve offensiva di Wright.

Non c’è tempo per recriminare, ma forse per comprare qualcuno sì. Domenica trasferta ‘impossibile’ a Venezia, poi il 31 ottobre in casa con Trento, con la speranza che arrivi il dolcetto e non l’ennesimo scherzetto che costerebbe il posto a Petrovic, con Dalmonte e Pancotto già sui blocchi di partenza per dare una svegliata ai biancorossi.

Raffaele Vitali

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