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L'Italia invecchia e la Russia compra meno: distretto in crisi. Ma ci sono alternative

17 Novembre 2019

FERMO – Il calzaturiero? “Siamo sempre il primo Paese produttore in Europa. Siamo il secondo produttore al mondo per scarpe con tomaia”. Il problema è che le Marche, in questo momento, non sembrano l’Italia, nonostante ci siano 1500 aziende nel settore che danno lavoro a 25mila dipendenti. “Le Marche valgono il 14% dell’export nazionale e Fermo copre il 10% di export provinciale a livello nazionale”. Eppure, non basta. Tante le ragioni per Roberto Gabrielli, direttore Ubi Banca Marche e Abruzzo.

“Scontiamo il gap infrastrutturale e burocratico, ma anche il mercato che è cambiato. Quello della pelle e del cuoio ha subito l’attacco delle sneakers. E non c’è stata una reazione. A questo – prosegue il bancario – si aggiungono i consumi interni crollati”. Non solo per colpa della crisi economica: “Abbiamo più morti che nascite, da qui al 2050 avremo 7milioni in meno di abitanti, passeremo da 60 a 54 milioni e il 70% della popolazione avrà più di 65 anni (che è quella più propensa a usare le scarpe di cuoio prodotte in Italia, ndr). Questo farà calare ancora di più i consumi. Per cui meglio non puntare sul mercato interno”.

Ma per andare all’estero le Pmi hanno bisogno di supporto. Lo sa anche Gabrielli: “Bisogna esplorare nuovi mercati, il calzaturiero pian piano vivrà solo di export. In Russia abbiamo perso 50milioni di export in 5 anni, quindi inutile insistere ‘su quel Paese’ almeno fino a che ci saranno le sanzioni. Tra l’altro sta crescendo con forza il ‘made in Russia’. Ci sono altri paesi dove agire: con Trend Marche abbiamo presentato uno studio della Politecnica”. Da cui escono risultati un po’ scontati, adire il vero: “I primi Paesi che possono assorbire più di quello che esportiamo sono Francia, Germania, Uk e Olanda. Valgono da soli un miliardo di export. Ma dobbiamo investire sul capitale umano”.

Ci sono anche strumenti che il distretto fermano non usa mai, forse perché non li conosce: “Sfruttate le aziende pubbliche: una si chiama Sace, garantisce alle banche una quota parte di finanziamenti, l’altra è la Simest, che con tassi bassissimi finanzia processi di internazionalizzazione, ma per progetti biennali. Nelle Marche ci sono state solo 40 operazioni con queste realtà che fanno parte della Cassa depositi e prestiti: impariamo a conoscere questi supporti. Noi vogliamo garantire il vostro sviluppo” conclude Gabrielli parlando a imprenditori e politici riuniti a Montegranaro dal Rotary.

Raffaele Vitali

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